Per la corte dei conti la sanità piemontese è “rimandata” a settembre. Necessario un cambio di passo e ridiscutere il nuovo piano socio sanitario, scaduto ormai da anni.
Nei giorni scorsi si è tenuta l’udienza della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti che aveva come oggetto la parificazione del rendiconto generale 2021 della Regione Piemonte.
Nel giudizio della Corte dei Conti nei confronti della Regione Piemonte una grande attenzione è stata riservata al tema della sanità. Per i giudici bene il rigore tenuto in questi anni in merito al disavanzo ma preoccupante il suo stato di salute generale.
In particolare, viene prescritto alla Regione Piemonte l'avvio del percorso per la definizione del Piano Socio Sanitario, scaduto ormai da anni, indicando che, in assenza di una cornice generale di riferimento, il rischio per il Piemonte sarà quello di assumere provvedimenti disorganici e frammentari che potrebbero avere conseguenze negative sul diritto alla salute dei cittadini e rischi di possibili danni erariali.
Sul personale, la Corte dei Conti segnala un ricorso eccessivo a forme di lavoro flessibile e precario di figure professionali sanitarie che rappresentano il core business della nostra Sanità.
Anche sul tema degli investimenti la relazione indica la necessità di un cambio di passo.
La spesa d’investimento del settore sanitario, in particolare sui nuovi ospedali e su riduzione delle liste di attesa, si è progressivamente ridotta, passando dai 245 milioni di euro del 2019 ai 103 milioni di euro del 2020, fino a 10 milioni di euro del 2021.
Non possiamo che condividere le osservazioni avanzate dalla Corte dei Conti, coincidono con una parte delle posizioni unitarie assunte al tavolo di confronto regionale.
CGIL CISL UIL Piemonte, da mesi, sollecitano la necessità di aprire una discussione sul nuovo Piano Socio Sanitario, strumento di programmazione per l'organizzazione dei servizi socio sanitari.
Il Piano di rientro nella nostra Regione e l'assenza di una politica volta alla definizione di un piano di assunzioni sta determinando, nei fatti, il ricorso al precariato e l'aumento di appalti.
La nostra Sanità Pubblica, che come dimostrato in occasione della pandemia, rappresenta il vero presidio per la salute dei cittadini, per funzionare ha bisogno di un forte investimento sulla qualità dei servizi per assicurare ai cittadini la continuità sanitaria e assistenziale e questo, solo con personale stabile, è possibile realizzarlo.
Questo tema va affrontato urgentemente e non è più procrastinabile, con particolare riferimento al riordino della medicina territoriale.
Sugli investimenti questa Regione deve fare chiarezza sui nuovi ospedali: non possiamo permetterci ulteriori ritardi nella sostituzione di presidi ormai obsoleti e dai costi di manutenzione insostenibili.
La sanità piemontese è stata per anni in vetta alle classifiche nazionali per efficienza e qualità dei servizi erogati: oggi, purtroppo, ci troviamo tra le Regioni del Nord Italia all'ultimo posto.
Riteniamo che sia necessaria una svolta, un'inversione di rotta per assicurare la salute ai cittadini piemontesi.